Gli uomini e le donne, se sanno cogliere il piccolo dono di libertà, di libero arbitrio e di volontà efficace che la natura umana e la storia concedono loro, possono servirsene per cambiare il mondo e la società, faticosamente, attraverso alti e bassi, balzi in avanti e arretramenti, senza che niente sia definitivamente dato per scontato. La storia può essere, deve essere libertà.
(Jacques Le Goff, da Cinque personaggi del passato per il nostro presente)
La morte di uno storico come Jacques Le Goff, di questi tempi così senza passato, di questi tempi del Qui e Ora, sembra non faccia così tanta notizia. Eppure senza storia non esiste memoria, e senza memoria è impossibile costruire un presente, poiché non esistono fondamenta su cui costruire:
“Il presente è determinato tanto dal caso e dal libero arbitrio, quanto dall’eredità del passato”.

Dopo 90 anni, se ne va dunque Le Goff, che ha saputo coinvolgere il grande pubblico in argomenti apparentemente per pochi come la storia medievale. Lascio ad altri il compito di dilungarsi nella sua biografia. Quello che è importante dire di questo storico francese è la sua capacità di essere riuscito non solo a rendere la storia materia per tutti e a farla apprezzare tramite un linguaggio accessibile e divulgativo; ma prima ancora, di indagarla, e di riuscire a distruggere il mito dei “secoli bui” – ovvero l’epoca medievale creduta di declino e ignoranza – attraverso un minuzioso lavoro di ricerca e analisi. Quesi secoli ricchi di scoperte, di vita, di prime fondamenta per la cultura come la conosciamo ora, sono le radici di quello che la società è oggi, nel bene e nel male. Un’attenzione precisa per i piccoli fatti, dietro all’ombra dei grandi, alla vita del popolo, non solo dei potenti e delle guerre.
Dal meraviglioso al quotidiano, proprio come titola un suo libro, che indaga le credenze ultraterrene ma anche i rituali di ogni giorno. Ed è proprio questa intersecazione che va a definire quel che sono gli esseri umani, lacerati tra divino e miserabile, tra realtà e fantasia.

Non solo le battaglie hanno creato la storia dell’uomo, quanto i fortissimi simboli che permeano il mondo: ad esempio il rapporto tra l’uomo e la foresta, che Le Goff ha analizzato. La foresta come luogo magico, rifugio di eremiti, in contrapposizione alla città ed immaginario erede del deserto, già luogo mistico nella tradizione biblica. E poi i bestiari, i miti pagani riletti in chiave cristiana che ci portiamo dietro ancora oggi, e che influenzano tutti gli aspetti della vita pratica.
Probabilmente Le Goff è stato qualcosa di più che uno storico, è stato anche un po’ antropologo e sociologo, nello studiare anche il cibo, la visione del corpo, della religione, del folklore e della magia, di quegli anni che, paragonati ai nostri, per certi aspetti erano certamente molto più luminosi della nostra finta libertà, che risplende sotto l’ingannevole luce di un eterno presente.