Hay-on-Wye, la città dei libri

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Con la cultura si mangia… se sai cucinare. E’ così che vorrei far riflettere tutti i disillusi e i frustrati che vivono da troppi anni in Italia, paese funestato da tempo immemore dall’incuria intellettiva, a cui fanno seguito tutte le altre.

La frase “con la cultura non si mangia” è una sorta di modo di dire ormai ben troppo diffuso, e come ogni luogo comune ci sono per fortuna tante storie che lo vanno a smentire.

Hay-on-Wye è una di queste storie. E’ una cittadina del Galles, con poco più di 1800 abitanti. Sarebbe stata una delle tante, graziose ma sconosciute, se non fosse stato un certo Richard Booth, che decise di aprire un negozio di libri usati in un vecchio edificio dei vigili del fuoco.

Un inaspettato quanto enorme successo portò anche altri ad aprire librerie e affini, tant’è che negli anni Settanta Hay-on-Wye fu proclamata “book town”.

Hay_on_Wye_Bookshop2Nel 1977 Richard Booth, la dichiarò regno indipendente e si nominò re, contribuendo alla fama mondiale di questa micronazione, che muove un flusso turistico di 500.000 persone l’anno. La libreria di Booth ora occupa tre piani, vende libri antichi, usati e nuovi, contiene un cinema ed un bar.

Dal 1988 ha avuto inizio un festival letterario, patrocinato dal quotidiano The Guardian, che si tiene annualmente agli inizi di giugno. Il festival è ora arrivato alla sua XXVI edizione ed è un marchio esportato in altre tredici città in diverse parti del mondo, da Cartagena a Dhaka, da Beirut a Nairobi. E’ uno dei più noti al mondo.

Fine della storia. Vera.

Un libro deve essere un’ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi.

Franz Kafka, Lettera a Oskar Pollak, 1904

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