…E il silenzio è uguale a morte

“Io sono uno
che non nasconde le sue idee, questo è vero
perché non mi piacciono quelli
che vogliono andar d’accordo con tutti
e che cambiano ogni volta bandiera
per tirare a campare.”

Luigi Tenco, Io sono uno

 [Questo scritto è stato pubblicato nel n. 54 della rivista mensile Il Don Chisciotte a giugno 2012. Ora Angela Venturini non è più consigliere, ma credo che, allo stato dei fatti, sia l’unico elemento che è mutato]

“Mi fa specie sentire che i giovani non vogliono cercare un lavoro perché non c’è. Se guardano bene in giro c’è, anche se non collima con il proprio curriculum. Occorre voglia, umiltà e fantasia. Ragazzi svegliatevi”.

Queste, per chi non le avesse lette, sono le parole pronunciate dal consigliere Angela Venturini durante una seduta consiliare, e pubblicate sui quotidiani a partire dalla scorsa domenica, il 27 maggio. A seguito di queste dichiarazioni, decine sono state le lettere di giovani e meno giovani inviate ai giornali, lettere infuocate e arrabbiate, sovente di laureati che, non trovando impieghi consoni al loro percorso di studi, se ne sono andati all’estero, svolgendo mansioni umilissime. Ragazzi tutt’altro che pigri, insomma.

Le repliche alla sig.ra Angela Venturini sono state legittime e giuste, tuttavia credo che il problema stia anche nella definizione del concetto di lavoro, ormai diverso per ogni persona. C’è chi il lavoro lo intende come mera vendita di tempo in cambio di soldi, per sopravvivere. Chi lo intende come vendita di tempo in cambio di soldi non per sopravvivere ma per comprarsi vestiti, viaggi e quant’altro (a cibo, bollette, casa pensano mamma e papà). C’è chi lo intende come attività svolta per realizzare le proprie passioni e interessi, non per forza in cambio di denaro. C’è il lavoro di chi vanga i campi e gestisce un’abitazione e una famiglia, di solito svolto da pensionati e non considerato un lavoro. C’è chi intende lavoro i tirocini e gli stage di formazione, che spesso non sono lavoro ma semplice sfruttamento. C’è il lavoro delle colf e delle badanti, che ancora viene considerato (forse ancora per poco tempo?) un’esclusiva da lasciar svolgere a signore russe e romene.

Di quale tipo di lavoro si parla allora? Bisogna specificare, e ci potrebbero essere più verità, non solo una. I giovani pigri? Forse saranno una minoranza, e fanno montare la rabbia le parole di certi politici sprovveduti. Eppure io so di ragazzi che, cercando lavori stagionali, non li trovano perché è richiesto di lavorare il sabato, la domenica e i festivi. E non si può accettare, perché il sabato sera e ferragosto si deve uscire. So di ragazzi che fanno lavori umili e faticosi, come il muratore, ma usano tutto lo stipendio per macchine, vestiti e altri beni di lusso, rifuggendo l’indipendenza economica e l’autonomia finché c’è la famigliola alle spalle. So di genitori che accompagnano i figli a trovare lavoro… attività evidentemente che non hanno mai fatto da soli o che non sanno fare (di nuovo, forse per mancanza di bisogno?). Forse sono pochi, ma ci sono. Oltre, tutti gli altri che si adeguano ai lavori più disparati, alle condizioni di lavoro più dure. Ma è giusto? È legittimo piegarsi al mercato?

Io non credo. Non credo perché, se seguiamo la logica della concorrenza e del libero mercato, dobbiamo anche noi vedere erosi i nostri diritti civili e sociali, come in tante altre parti del mondo? Il lavoro manca anche perché c’è una decentralizzazione della produzione, per cui la cosa che facevamo noi prima a 1000 euro al mese la fa un cinese a 100 euro o meno lavorando il doppio delle ore. In queste situazioni, cosa deve fare una persona? Direi che adattarsi alle nuove condizioni di lavoro non è sempre il caso. Non si può. Bisogna chiamare le cose con il loro nome. Per cui, io mi rifiuto di dire che “faccio uno stage” quando invece “lavoro gratis”. Mi rifiuto di accettare una paga irrisoria per un lavoro di 9 ore giornaliere. Mi rifiuto di fare “tirocini” di due anni rinunciando a una vita, a uno stipendio, eccetera eccetera…in cambio di niente, se non la cosiddetta “esperienza”. Mi rifiuto di svolgere mansioni umilianti e/o degradanti, non confacenti alla mia etica personale (già, signora Venturini, non tutti i lavori offerti sono onesti e in regola, sa?). E queste persone come le vogliamo chiamare, pigre o con un senso della dignità e di rispetto per se stessi?

50x70-checkoutIl lavoro si interfaccia con altre e numerose variabili sociali che vanno tenute in considerazione, e che vanno comprese e studiate. I posti di lavoro che esistono in questo momento molto spesso fanno rima con erosione di diritti, condizioni al limite dello sfruttamento, discriminazione anagrafica e sessuale (per chi ha più di 30 anni ed è donna soprattutto) a volte anche di nazionalità.

C’è poi un’altra categoria di persone, ovvero quelle disposte a mettersi a pecorina e ad inchinarsi, pur di avere un posto o migliorare di livello. C’è chi lecca culi dalla mattina alla sera; chi fa il rivoluzionario intellettuale e poi prende la busta paga del politico di turno; c’è chi se ne sta zitto e muto anche se vede le peggio cose, perché poi perderebbe il posto; c’è chi, pur di aumentare il suo stipendio, traffica con mafiosi e ‘ndranghetisti. C’è chi è pronto a vendere il proprio corpo, la propria mente, la propria dignità, per mangiare o peggio, avendo i soldi per mangiare, per concedersi una vacanza all’anno o il macchinone. Finché ci sarà un discreto numero di questi soggetti, sarà impossibile lottare tutti insieme per pretendere ed esigere più diritti. L’esempio che faccio sempre è quello degli stage: finché ci saranno ragazzi disposti a lavorare gratis – senza esigere nemmeno un rimborso spese o dei buoni pasto – pur di entrare in un’azienda (anche se poi verranno mandati via dopo qualche mese senza garanzia di assunzione) e senza nemmeno rendere pubbliche le condizioni alle quali stanno, non si riuscirà mai ad ottenere qualcosa in questo senso. Ci sarà qualcun altro che sarà pronto a immolarsi alla “causa” nella speranza di una futura assunzione. E così certe aziende e certi imprenditori avranno il coltello sempre dalla parte del manico.

Dopo le recenti lettere ai giornali contro il capro espiatorio di turno, la sig.ra Angela Venturini, cosa faremo? Ognuno torna alla propria vita e agli affari suoi, come usa qui a San Marino, o lo prendiamo come motivo per incazzarci seriamente?

indifference

Quando è ora di fare qualcosa, quando è ora di agire, diciamoci la verità…ognuno si fa i ca..i suoi! Io ho partecipato a diverse riunioni, a diverse associazioni, movimenti, iniziative e quant’altro… Ci sono sempre i soliti. Ragazzi…dove siete tutti? Le poche persone (se raffrontate al numero totale della popolazione giovanile) che hanno scritto ai giornali sono le stesse che hanno come me provato a fare qualcosa… e gli altri migliaia di giovani che in teoria, qualcuno dice, anche loro la pensano così, dove sono?  È questo silenzio, questa omertà che uccide… perché ci vogliono divisi, e separati, e ci vogliono prendere per la gola con un posto di lavoro sicuro, o con un favore personale: non facciamoci comprare! Se la generazione che ci ha cresciuto è vissuta a forza di scambi di voti, di favoritismi e via dicendo, noi dobbiamo avere la forza e il coraggio di dire NO!

E, per favore, non accomodatevi nei vecchi partiti politici…chiunque c’è entrato con buone intenzioni ne è uscito deluso. Chi rimane, lo fa a forza di compromessi, o per altro interesse.

Che dire poi delle varie definizioni tipo “destra” e “sinistra”? Non è proprio vero che non esistono più, ma esistono i loro fantocci. La destra, è quella di chi se ne strafotte di tutti e tutto per badare solo al proprio arricchimento personale danneggiando la comunità, il welfare e tutto ciò che è pubblico, spesso servendosi di un altro bel fantoccio, la religione cattolica in particolare i vertici delle sue organizzazioni, che presta il fianco a simili personaggi, e continua a dogmatizzare e manipolare i credenti in buona fede. Il fantoccio della sinistra è ancora peggio, perché nascondendosi dietro a un finto buonismo e populismo a favore dei più deboli, dando un colpo al cerchio, uno alla botte, e uno al portafoglio, ha completamente perso di vista i valori originari e fondanti che la crearono, e ora, -in procinto di affondare miseramente- cerca di raffazzonare qua e là nascenti movimenti, partitucoli, imprenditori, operai, completamente presa dalla disperazione di un’imminente fine.

Cara classe dirigente, non basterà qualche assestamento al programma politico sulla carta, qualche ‘repulisti’ qua e là, per farci dimenticare tutto. A volte si è silenti, ma silenziosamente vediamo. Sentiamo. Siamo qui. 

E attenzione mi rivolgo anche a voi, alcuni dei giovani “vecchi” rampanti che frequentate partiti e organizzazioni verticistiche in attesa di scalate al Potere. Io non credo nella bontà della gioventù a prescindere. Noi vi osserviamo. Sappiamo quello che fate e dove andate. Siamo silenti, spesso, ma in giro non ci facciamo prendere. C’è chi preferirebbe morire di fame piuttosto che andare a leccare culi o a elemosinare o avere che fare con certa gente… e questa è una delle più grandi forze, che tanti (giovani e vecchi) a San Marino non hanno mai conosciuto, non sanno nemmeno cos’è: la dignità.

A me non interessa proprio per niente prendermela con una singola persona o stare dietro alle corbellerie – tra l’altro mal scritte – che ogni giorno leggo su giornali e social network da personaggi di ogni genere. No… perché dopo ogni boutade, dopo ogni vicenda, ce ne sarà un’altra.. e intanto, c’è chi in silenzio continua a lavorare nell’ombra. Magari è più furbo, meno sprovveduto, e non si metterà a dire che i giovani sono pigri: anzi! Un giovane significa un futuro voto. Dirà “bravi giovani, bene giovani, voi siete il futuro!” e intanto ci avrà già ingannato. No, questa volta non sarà così.

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PS. Vorrei comunque ringraziare il consigliere Angela Venturini… ha avuto il merito, con le sue infelici parole, di svegliare e far levare qualche nuova voce dal silenzio, perché non dimentichiamo che sempre l’ ignoranza fa paura ed il silenzio è uguale a morte”. (F. Guccini).

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