“Immergi la mela nell’infuso,
fa’ che vi si insinui la Morte addormentata”
Il premio per aver salvato il mondo dal nazismo? Una condanna a morte. È possibile? Sì, se accade in una società ipocrita come quella occidentale degli anni Cinquanta. Sì, se parliamo di omosessualità. Sì, se parliamo di Alan Turing.
Stanno iniziando in questi giorni le celebrazioni e le commemorazioni per la Giornata della Memoria. Come ogni anno, i media di tutto il mondo ricordano – doverosamente – quel che fu l’Olocausto e lo sterminio di altre minoranze da parte del nazifascismo.
L’aspetto più interessante dal punto di vista storico ed emotivo rimangono sempre le storie. Storie di fughe, di salvezze, di perdite, di passioni. Storie. Storie piccole, grandi, insignificanti o importantissime. Quella di Alan Turing è proprio una di queste.
Tutti conoscono Turing come lo scienziato, il “papà” del computer, colui che gettò le basi teoriche e tecniche per la nascita e l’evoluzione della macchina che è stata l’antenata dei pc così come li conosciamo oggi. Meno noto è il contributo che ha fornito per la lotta al nazismo. Il film di Morten Tyldum, con protagonista Benedict Cumberbatch (celebre al pubblico per la serie televisiva Sherlock) lo riporta alla memoria: durante la Seconda guerra mondiale Turing diresse un gruppo di scienziati nel Regno Unito, a Bletchley Park, con lo scopo di decifrare Enigma, la macchina creata dai nazisti per criptare le comunicazioni militari. E ci riuscirà. Anticipare le mosse militari dei nazisti fu, secondo gli storici, fondamentale per vincere la guerra. E questo è uno dei primi aspetti che mette in evidenza il film, non da elogiare tanto per le qualità stilistiche ma per i temi che solleva.

Quando si pensa alla guerra, soprattutto alle guerre ‘di una volta’, si pensa a frotte di uomini che vanno a morire al fronte, dando la propria vita in nome di un ideale. Molto più spesso, invece, la guerra non è fatta che di informazioni arrivate prima o dopo, tattiche accuratamente elaborate in eleganti e aristocratici saloni da ufficiali che le armi non hanno proprio intenzione di prenderle in mano. La guerra vincente è fatta di spie, di tecnicismi, di chi ha l’arma più potente o veloce, di chi arriva prima. E questo il film su Turing ce lo mostra molto bene. I media trasmettono semplicemente la commedia dell’eroe inglese che arriva e uccide tutti, che vince perché è il più forte, il più grosso, il più coraggioso, quando invece spesso si tratta solo di maggiore arguzia o tattica militare, se la guerra si combatte ad armi pari.

Ma l’aspetto più sconvolgente della storia di Turing è la sua morte. Nel 1952 fu arrestato per omosessualità e fu costretto a dichiarare alla polizia il suo orientamento sessuale che nella liberale Inghilterra era ancora reato. Nel 1952. “Non scorgevo niente di male nelle mie azioni”, dichiarò. Invece della prigione, il patteggiamento fu una terapia di ormoni, ossia la castrazione chimica. Alan Turing, che aveva decrittato i codici nazisti e posto le basi per l’intelligenza artificiale, in breve tempo divenne impotente e si vide crescere il seno. Turing infatti scelse la castrazione chimica perché in prigione non sarebbe riuscito a lavorare ai suoi progetti e alle sue invenzioni. Ma non ci riuscì comunque del tutto, perché la “terapia” ormonale è anche una castrazione intellettiva, oltre che ovviamente uno snaturamento della personalità. Era braccato dai servizi segreti, ossessionati dalla preoccupazione che cedesse informazioni top secret – era obbligato al segreto militare e nessuno era a conoscenza del suo geniale lavoro – e pronti a perseguitare chiunque gli divenisse amico.
Il 7 giugno 1954 Turing immerse una mela nel cianuro e la morse. Si uccise. Ma è più giusto dire che fu la società che lui stesso aveva salvato, che lo uccise, e in uno dei modi più brutali immaginabili, ovvero inducendolo al suicidio dopo avergli tolto tutta la sua umanità, la sua essenza profonda, la sua bellezza. Viene da chiedersi in cosa esattamente la società inglese abbia differito, in questo aspetto, dal nazismo: i nazisti bruciavano gli omosessuali, gli inglesi li imprigionavano e li castravano.

Il primo ministro Gordon Brown ha chiesto pubblicamente scusa per quello che il governo britannico aveva fatto ad Alan Turing solo nel 2009, tra l’altro solo in seguito ad una petizione su internet. Tardiva anche la grazia postuma della regina Elisabetta, arrivata il 24 dicembre del 2013.
Il migliore onore che si potrebbe ora fare a Turing è leggere “Alan Turing. Storia di un Enigma“, il libro da cui è stato tratto il film e che tratta in modo approfondito la vita di Turing come uomo e scienziato. L’autore, Andrew Hodges, è un matematico che insegna a Oxford e ha collaborato per molti anni con Sir Roger Penrose allo sviluppo della “Teoria dei twistor”, un tentativo di unificare la meccanica quantistica con la relatività generale.
Le storie come quella di Turing continueranno sempre a essere raccontate… con la speranza che forse un giorno non ce ne sia più bisogno, con il desiderio che la parola ‘libertà’ non sia più solo uno slogan da vincitori di battaglie, ma un diritto appartenente ad ogni essere umano.