Scrivere. In tanti scrivono ma in pochi si interrogano sul cosa e sul perché.
Qua è tanto che non scrivo, su questo minuscolo blog, tanto che non sento una reale necessità di farlo. Eppure mi dovrebbe venire naturale, forse dovrei sentire un impulso irrefrenabile, invece no. Pare che scrivere, così come conferma qualche grande scrittore che di certo ne capisce qualcosa, richieda estremo sforzo e fatica. Alcuni se lo impongono tutti i giorni, di scrivere, sennò si perde l’abitudine, come quando non si corre per un po’, poi ricominciare è un disastro. Infatti.
Scrivere. Doveva essere il mio lavoro. In effetti lo è ancora, in una forma un po’ diversa. Il giornalismo come lo concepisco io è qualcosa per menti e cuori forti, e spesso anche il contrario. E’ una battaglia dove vendi e ti vendi.
Scrivere. Da adolescente volevo scrivere per cambiare il mondo. Un po’ ci credevo davvero. Ero arrabbiata con lui – il mondo – e lo sono tuttora. Ero arrabbiata con le persone che non capivano che tutto stava andando in rovina, per colpa nostra, per colpa degli esseri umani. La cosa che mi è sempre piaciuta e mi piace dello scrivere è riuscire a parlare anche per gli altri. Esprimere quello che altri non riescono o non possono dire. E’ frequentissimo, sia l’uno che l’altro caso. Chi non riesce a scrivere può avere tanti altri doni, ma la lingua arriva con certezza e puntigliosa precisione dove deve colpire. Chi non può scrivere spesso è vincolato. Dalla politica, dalla paura, dalla convenienza, dalla religione, dall’ipocrisia di voler apparire una persona perbene. Vincoli questi, che non ho mai avuto. Non sono nessuno, non ho niente da perdere, ma per fortuna ciò implica ciò che molti continueranno solo a sognare: la libertà di esprimersi.
Scrivere. Per me è fermare il tempo, è mettere un punto, recuperare i fili ingarbugliati di una mente sempre troppo agitata. Scrivere è un foglio bianco, è ricominciare da capo ogni volta. O avere l’illusione di farlo. E’ rompere le regole perché le conosci.
Scrivere. Si scrive sempre per qualcuno. Nel peggiore casi per se stessi. Ogni volta c’è un messaggio nella bottiglia lanciato al mondo.
Il silenzio.
Tutti hanno sempre qualcosa da dire. Tutti dicono la cosa giusta. Difficilmente uno scrive pensando di sbagliare, o di essere noioso o inutile. Dicono che in Italia ci sono tanti scrittori e poeti ma pochi lettori. E’ la stessa ragione per cui si vuole sempre parlare ma poco ascoltare. Oggi si scrive tutto sui social, più si scrive, più non è successo niente.
Quando ti accade qualcosa di davvero sconvolgente, positivo o negativo, ti serve solo silenzio, per pensare, elaborare, capire, altrimenti quello che butti fuori è solo vuoto rabbioso e senza senso.