Il valore di un giorno

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Ogni tanto ascolto persone che vorrebbero essere da una parte, invece sono da un’altra.

Tutti i giorni ascolto storie di insoddisfazioni. Grandi, piccole, frequenti, per colpa di altri, per colpa della vita. Quasi sempre la colpa è degli altri e della vita.

Poi mi chiedo: anche io sono così? Anche io lascio passare i giorni cercando sempre qualcosa di migliore, di più bello, di più completo? Sì, anche io.

I filosofi hanno da sempre fatto ammonimenti sullo scorrere del tempo, su quanto sia importante cogliere il presente, vivere il momento. È quasi imbarazzante per quanto è banale, eppure è così. Il presente è l’unica cosa che ci è dato vivere, e noi lo sprechiamo giorno dopo giorno. Il presente. La vita.

Non sempre, è vero, non volontariamente. Ma c’è un momento in cui questo tempo si spreca di più, e come in tutte le cose lo spreco avviene quando c’è abbondanza: in gioventù.

Quando abbiamo tanto di quel tempo davanti che non sappiamo che farcene, proprio lì lo gettiamo via come nulla fosse: in attività di poca importanza, che non ci entusiasmano, lo buttiamo in relazioni che non ci rendono felici o seguendo percorsi di studio o professionali che non ci appartengono. Dicendo che prima o poi quella cosa la faremo. Poi, alla fine, il tempo è passato e ci accorgiamo che non è un’illusione. Che passa davvero come dicono, il tempo. Che niente rimane immutato.

Io penso spesso al tempo. Pur sciupandolo anche io, pur deridendolo, pur credendo che non mi serva. Ed è stato proprio il tempo tuttavia che mi ha fatto capire alcune cose, che non sempre metto in pratica, anzi, e proprio per questo ho deciso di scrivere, sperando in modo presuntuoso che siano magari utili anche ad altri. Saranno forse pensieri banali o già sentiti, però sono miei.

Non esiste un momento giusto. Il momento giusto è quando lo vuoi fare. Mille scuse per tutto ciò che non vuoi fare. Mille giustificazioni. In realtà, sono tutte scuse che ci diamo per mancanza di coraggio.

Le cose piccole sono importanti. Il lavoro, la famiglia, la casa, il successo. Sì va bene. Ognuno ha i suoi obiettivi da raggiungere, ma non è tutto lì, anzi. La felicità sta nelle cose piccole e raggiungibili, che ci circondano tutti i giorni, ma che siamo troppo distratti da altro per vedere.

La gratitudine. Questa sconosciuta. L’essere umano è fatto così: pensa solo a quello che non ha, poco a quello che ha oppure è. Non credo serva aggiungere altro.

Gli altri ci feriranno. Ci deluderanno, ci tratteranno male. A volte lo faremo anche noi con loro. Questo è alla base della vita. Lo dobbiamo semplicemente accettare, senza permettere che abbiano tutto questo potere su di noi.

La fantasia. Gli uomini hanno da sempre creato realtà alternative per permettersi di affrontare la realtà. Miti, favole, leggende permeano la storia dell’uomo. Esse sono vitali quanto il cibo, perché nutrono il nostro mondo interiore, che non ha meno valore di quello materiale. La realtà ci annoia, per questo abbiamo la fantasia. Usiamola.

Le illusioni. A volte crediamo che qualcosa ci possa rendere felici. Un lavoro, un bambino, un qualsiasi obiettivo materiale. Quando lo raggiungiamo poi scopriamo che non è così. Semplicemente, siamo fatti per desiderare e cercare qualcosa di costantemente nuovo. E’ molto pericoloso, perché se da una parte è questa la spinta che porta a un miglioramento dell’essere umano, dall’altra non fa che alimentare un incubo contemporaneo, l’insoddisfazione. Un mostro che fa sentire inadeguati e scontenti sempre e comunque. Una volta che si ha questa consapevolezza, che si sa quanto questo meccanismo, anche a livello mediatico, è instillato dentro, è più facile da affrontare. Non dico più semplice. Ma sappiamo come funziona, e possiamo quindi agire di conseguenza.

Infine…

La consapevolezza. Sapere quello che si sta facendo e perché. Essere presenti alle azioni, alla vita. Vissuta attivamente, o subita, poco importa. L’importante è non rifiutare il sentire, ma chiedersi il perché e interrogarsi continuamente su ciò che facciamo.

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