
La cultura, nella sua accezione più generale in cui si può intendere, già non godeva di buona salute. Ora il virus SARS-coV-2 ha dato la mazzata definitiva alla traballante e agonizzante risorsa dell’uomo per vivere in modo dignitoso e sensato in questo mondo. Perché:
– GLI EVENTI CULTURALI SONO PIU’ CHE DIMEZZATI: in primis per motivi economici (con la cultura non si mangia, come sosteneva qualche decerebrato) e poi per motivi di distanziamento, pochissimi hanno continuato a investire in eventi culturali o hanno i soldi per farlo;
– LE PRENOTAZIONI ONLINE: i pochi eventi che ci sono degni di nota (quindi parliamo di concerti di un certo tipo, di discussioni di idee, di libri, di teatro, e non di mero entertainment) sono a ingresso contingentato. Ciò significa che uno scarsissimo numero di persone potrà accedervi rispetto a prima, sia per motivi economici (biglietti a pagamento e cari) sia per l’organizzazione e il tempo che richiede prenotare con discreto anticipo un evento, prima che i pochissimi posti siano esauriti
– LA SCARSA QUALITA’: in tempo di infotainment, vengono privilegiati eventi di scarsa qualità, meno costosi, che però assicurano più partecipazione popolare, anche online
– LO SCAMBIO UMANO E SOCIALE: agli eventi si può accedere insieme se congiunti, o presunti tali. Le postazioni sono distanziate, separate, ed è molto più difficile socializzare e comunicare con nuove persone che hanno gli stessi interessi. Anche quando fosse possibile, l’altro viene sempre visto con sospetto e diffidenza. Diventa così anche più difficile creare coscienza critica e gruppi di riflessione, resistenza, e tutto ciò che è alternativo o diverso a un prodotto già pronto e confezionato
– LE FESTE POPOLARI: le principali forme di socializzazione degli anziani e più in generale delle comunità di un territorio, le feste e sagre popolari, sono state soppresse, con notevole danno per la prosecuzione delle tradizioni locali
– I VIAGGI: ora più che mai per spostarsi è necessario avere una motivazione. Gli spostamenti per turismo, conoscenza, e cultura (ed es. vado in un’altra città o Stato per assistere a una mostra, a un concerto o semplicemente per conoscere una nuova città e cultura) sono già soggetti a una prassi autocensoria da parte del cittadino, scoraggiato da limiti e restrizioni e quindi propenso a rinunciare a priori al viaggio. Laddove esso non rinunciasse, deve comunque sottostare a prassi di quarantena se si reca in nuovi paesi
– LA SCUOLA: se un bambino si ammala può scattare la quarantena per tutta la classe, se più bambini si ammalano, anche per tutta la scuola, con tutti i limiti che la didattica a distanza comporta. Le università sono già state bollate come inutili e superflue, perché non atte a fare servizio di badaggio in quanto gli studenti sono maggiorenni (per questo tanti genitori tengono alla riapertura delle scuole, per avere un posto dove lasciare i figli)
La cultura quindi, intesa come fruizione popolare a cui dovrebbe avere diritto ogni cittadino, si sta trasformando ancora di più in un prodotto, prodotto di élite che può consumare chi ha tempo e denaro (le due cose viaggiano insieme)
COSA POSSIAMO FARE?
Non lo so, c’è qualche idea, di certo chiunque abbia a cuore la propria intelligenza e interiorità dovrebbe mettersi seriamente a pensare e a fare rete per evitare il disfacimento socioculturale più grande dopo l’avvento dell’alfabetizzazione di massa.