Correva il cane tra le strade putride
di piscio e cemento.
Vagava tra le luminescenze
della notte
Era perso e cercava invano
quella mano che non c’è più.
Il profilo osseo
era ormai ben visibile tra
la luce e l’ombra del tramonto
di New Orleans,
dove i vecchi barboni urlavano
accarezzando il pulviscolo che
veniva dalle strade bianche
e il cane in quel momento
vede all’orizzonte una foglia
in volo, che si posa di fianco.
È una bella foglia che sa di stagno,
di umidità immutata e dolce
del Mississipi viaggiatore.
La annusa. E ci trova odore di casa, di fiume e
di tempesta, di giochi dimenticati,
della palla tirata da quel cucciolo umano
e riportata sempre a lui,
il suo dovere, la sua missione.
Ci trova profumo delle ossa del tacchino
del 4 luglio, ci trova la paura degli spari
perché tutti quegli spari quel giorno,
lo avevano chiuso in casa per ore, perché?
Ci trova una coperta di tiepido languore
di fianco al camino, a sognare e sognare
nelle notti d’inverno che mai potran tornare.
E poi
Il naso striscia a terra, la foglia vola, i ricordi
anche.
“Piss off”, calcio, lo chiamano gli umani
dolore al costato sinistro
respiro più corto
Solo
di nuovo
ancora
solo.